sabato 21 gennaio 2017



Uscita al laboratorio del formaggio


Ieri, martedì 17 gennaio 2017, siamo andati al laboratorio del formaggio dei genitori di Elisabetta.


C'erano delle stanze coi muri con le piastrelle bianche e dei tubi di metallo in cui passano il latte, il vapore, l'acqua e il latticello o siero.

Abbiamo visto dei tavoli con le ruote e il buco per far colare giù il siero e dei bidoni per il latte.
C'era la macchina per produrre la mozzarella,

un bidone pieno di latte,
la macchina per pastorizzare, cioè scaldare, il latte,
delle caldaie,
e il frigorifero.
Il papà di Elisabetta, Claudio, ci ha spiegato come si fa il formaggio nel suo laboratorio. 
Ci ha detto che ci sono delle scuole che insegnano a fare il formaggio, una si trova a Moretta, ma lui ha frequentato altre scuole e ha imparato a fare il formaggio dai suoi genitori.
Ci ha spiegato che il latte viene munto dalle mucche da un robot in una cascina, viene portato al laboratorio con una cisterna ed entra attraverso dei tubi, poi il latte viene pastorizzato.

Quando il latte è stato scaldato si mette il sale e il caglio,
si mescola un po' e si aspetta almeno un'ora.
Ci ha fatto vedere uno strumento che si chiama chitarra e serve per tagliare il latte cagliato.
Claudio ha tracciato una croce con la chitarra nel latte cagliato che assomiglia a un grosso budino bianco-giallino.
Dopo ha ancora continuato a tagliare in senso verticale.
Ci siamo lavati le mani col sapone


mentre il formaggio affondava e lasciava il siero in superficie.
Poi il papà di Elisabetta ha preso uno strumento piatto coi buchi

e ha tagliato il formaggio in orizzontale facendo tanti cubetti.

Abbiamo preso le fuscelle, cioè dei contenitori bucati di plastica, e li abbiamo riempiti di formaggio facendo tante formine, una per ogni bambino.

Abbiamo messo le formine su un tavolo che faceva colare via il siero.






Il siero raccolto verrà utilizzato per fare la ricotta.

Abbiamo travasato il tomino in un'altra fuscella per dare bene la forma e fare uscire ancora il siero.




Claudio ha messo il formaggio avanzato dentro dei contenitori più grandi rettangolari.

Ci ha fatto vedere lo spino, un altro strumento, che serve per tagliare il formaggio.
Poi ci ha spiegato come funziona la macchina per fare le mozzarelle.
La macchina lavora in tre fasi: prima il formaggio viene tagliato in tanti pezzi, poi si aggiunge l'acqua calda e il formaggio viene impastato e si fanno tanti fili, poi

vengono messi dei rulli con le formine ed escono le mozzarelle.


Claudio ci ha fatto vedere una bustina di fermenti che si usano per fare lo yogurt e alcuni tipi di formaggio,  poi ci ha fatto vedere il procedimento per fare le mozzarelle a mano.
Ha messo del formaggio fresco a pezzi in un recipiente, ha aggiunto dell'acqua a 90° e ha iniziato ad impastare con le mani ed un cucchiaio di legno.



La mozzarella è diventata filante,

poi ha messo un recipiente con acqua fredda,
ha iniziato a fare le trecce, le mozzarelle e i nodini e, dopo averli fatti, li buttava nell'acqua fredda.




Il papà di Elisabetta era molto bravo a fare le mozzarelle a mano perché fa questo lavoro da 20 anni.
Chi voleva, ha assaggiato la mozzarella appena fatta: era molto buona e gommosa.



Alla fine abbiamo visto la cella frigorifera con i formaggi freschi a 4° di temperatura. 
I formaggi freschi restano nella cella frigorifera al massimo 1 o 2 giorni e sono: i tomini, la ricotta, le mozzarelle di varie dimensioni, i budini e gli yogurt.
Abbiamo anche visto la cella stagionale dove i formaggi restano per mesi e hanno la crosta.
Claudio ci ha fatto vedere anche le robiole dentro dei contenitori di metallo.


Prima di andare di nuovo a scuola la mamma di Elisabetta ci ha dato i tomini fatti da noi in un sacchetto.
E'  stata una bella esperienza e chi ha mangiato i tomini a cena li ha trovati buoni da leccarsi i baffi.

Ecco alcuni dei nostri disegni:






Ringraziamo la famiglia Boiero per la disponibilità.
























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